Il ragazzo e la sua betoniera
Autore: AA.VV. Adattamento: Emanuela Giordano
Regia: Emanuela Giordano
Scene: Marta Gargano Costumi:
Musica: Tommaso Di Giulio Luci:
Produzione: Carmen Pignataro, Teatro 91
Interpreti: Claudia Gusmano, Stefano Mereu, Laura Rovetti, Adriano Saleri
Anno di produzione: 2009 Genere: commedia
In scena: fino all'8 marzo al Teatro Piccolo Eliseo | Via Nazionale, 183 - 00184 Roma | tel. botteghino: 06 4882114 | 06 48872222 | info@teatroeliseo.it | www.teatroeliseo.it

Il ragazzo e la sua betoniera, riuscito frutto di un esperimento di drammaturgia nelle carceri, ha anche un sottotitolo: ovvero meglio la grammatica della pratica, ad anticipare il soggetto di questa commedia ambientata in Barbagia. Protagonista è Giuseppe, ragazzo svogliato, indolente, amante solo degli abiti firmati e della bella vita. Il padre Guerino, abbrutito da una vita in miniera, lo manda a lavorare in un cantiere edile, perché almeno impari un mestiere. La mamma Maria è preoccupata; indifferente e nel suo mondo, la sorella Pia, schiava dell’iPod e fondatrice del locale Gigi d’Alessio fan club. Ma la vita sul cantiere non fa davvero per Giuseppe che scappa il giorno stesso, mentre ai suoi continua a far credere di lavorare. Sarà la professoressa Zirulìa, apparsa in sogno che, interpretando la sua coscienza gli indicherà la giusta via: tornare a scuola e impegnarsi negli studi per conquistarsi un futuro migliore. La lezione imparata da Giuseppe è semplice come la vita: “Prima credevo che gli uomini si dividessero solo in tre categorie: quelli che devono lavorare, quelli che devono pensare e quelli che pensano che non devono lavorare”.
La bellezza di questo spettacolo risiede nel testo scritto a più mani – gli autori sono dodici detenuti del carcere di Sassari –, vincitore del premio di drammaturgia carceraria “Annalisa Scafi 2008”.
Ma tanta piacevolezza proviene dall’adattamento di Emanuela Giordano che ha trovato il modo di raccontare, con soli quattro attori, una storia articolata, conducendola in maniera egregia al lieto fine fortemente voluto dagli autori. “Che almeno ci sia una buona fine”, hanno auspicato infatti i giovani detenuti. Claudia Gusmano e Laura Rovetti tengono le fila del racconto, sopperendo con la narrazione ai vuoti di recitazione, danno ritmo all’andamento della piece e aggiungendo brio a un testo già scritto con allegria. La scena è più che minimale: un tavolo e quattro sedie, un occhio di bue. La commedia è in quattro atti che si consumano però nell’arco di una sola ora, senza interruzione, ma per quanto breve sia, Il ragazzo e la sua betoniera si fa apprezzare e vale la pena di vederlo. [marina viola]