Tre
donne si conoscono casualmente in un diwan (la sala
relax di un bagno turco) ed iniziano un dialogo tragicomico
sul loro rapporto con gli uomini, siano essi compagni
o mariti. Non è un semplice cicaleccio sugli
stereotipi tra mondo femminile e il mondo maschile,
ma un pungente scambio di battute ognuna delle quali,
dietro una risata, nasconde piccole verità.
Una donna non proprio attraente che sembra poco presente
a se stessa (Rossana Carretto), una responsabile del
"reparto rughe" di una profumeria (Alessandra
Sarno) ed una moglie ormai solo per inerzia (Pia Engleberth)
discutono con ritmo incalzante degli uomini che infestano
le loro vite, senza i quali però non potrebbero
sopravvivere.
Se ne prendono gioco tramite l'assurdo ed il grottesco.
L'unico che si salva dai loro giudizi è Misha
il Mago della Mesha, parrucchiere la cui omosessualità
è l'anomalia che gli permette di comprendere
il sensibile animo femminile. Da una donna non ci
si aspetta un linguaggio così allusivo da far
crollare tutti i taboo sessuali mentre Questa
Sera Cose Turche è un dialogo diretto,
dove la verità ha un solo grado di separazione
con lo spettatore: il filtro di una comicità
grottesca che diverte senza mai scadere.
Le continue allusioni simboliche e verbali al fallo
virile fanno pensare ad un tipo di donne non proprio
indipendenti dalle loro controparti maschili, non
così determinate ed autosufficienti come vengono
delineate in alcune opere moderne. Piuttosto, emerge
il conflitto interiore che vivono nel dover scendere
a compromessi con questo necessario legame. Ed ecco
che lo stesso organo maschile diventa un mantra ipnotico
recitato dalle protagoniste: "Fallo, Fallo, Fallo"
ripetono prima che la più anziana le scuota,
richiamandole a maggior dignità. Per opposto,
le stesse protagoniste manifestano odio verso chi
svilisce il loro esser donna, ripetendo il mantra
irriverente "Vacche, Troie, Puttane" verso
le veline di Enzo Iacchetti e Giorgio Centamore (rispettivamente
regista ed autore dello spettacolo, uno conduttore
e l'altro autore di Striscia la Notizia).
Lo spettacolo, rivolgendosi ad un pubblico da cabaret
in stile “Zelig” e “Colorado Cafè”,
ha dalla sua tre attrici definite, forti anche delle
loro esperienze in ambiti simili (Alessandra Sarno
ha partecipato a “Convenscion”, Rossana
Carretto viene da “Colorado Cafè”,
Pia Engleberth da “Zelig”). Il supporto
della scenografia e delle musiche si limita a creare
lo sfondo adatto per giustificare i dialoghi e la
situazione, risolvendosi in textures leopardate, zebrate,
esagerate, “turche”, quasi come in un
harem in cui le donne sono solo un accessorio disperato
per gli uomini. Il risultato è una commedia
che s'incentra sul divertimento per il gusto di farlo,
inserendo un secondo piano di lettura per gli osservatori
più volenterosi.
[simone salis]