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Autore:
Luigi
Pirandello |
Regia:
Enzo Vetrano, Stefano Randisi |
Scene:
Marc’Antonio Brandolini |
Costumi:
Luciana Fornasari |
Musica:
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Luci:
Maurizio Viani |
Compagnia:
Teatro
Stabile di Sardegna / Diablogues |
Interpreti:
Enzo
Vetrano, Giuliano Brunazzi, Ester Cucinotti, Eleonora
Giua, Giovanni Moschella, Francesco Pennacchia, Antonio
Lo Presti, Stefano Randisi, Margherita Smedile |
Anno
di produzione:
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Genere:
commedia |
In
scena:
fino al 27 aprile 2008, Teatro Valle, Roma, tel. 06/68803794
(ore 10/19 - lunedì riposo). inizio spettacoli
serali ore 20.45, repliche pomeridiane ore 16.45: domenica
20, mercoledì 23, domenica 27 aprile, repliche
ore 19.00: martedì 22 aprile. Lunedì riposo |
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Pensaci,
Giacomino!è una commedia scritta nei
primi mesi del 1917 da Luigi Pirandello, dominata
dai tipici topoi del premio Nobel siciliano: l’incapacità
dello Stato, i paradossi esistenziali e i dubbi che
scaturiscono dalle decisioni prese dalla società.
Protagonista della vicenda è il professor Toti
(un perfetto Enzo Vetrano), un insegnante ginnasiale
di paese, vecchio e privo di autorità sui suoi
studenti. Deluso dallo Stato, per vendicarsi decide
di sposare la giovanissima Lillina (una credibile
Eleonora Giua). In questo modo la sua pensione sarà
assicurata alla ragazza. A complicare la sua scelta,
però, c’è la maternità
della ragazza: il padre del bambino è un giovane
del paese, Giacomino (Giuliano Brunazzi), ex alunno
di Toti. La novità non impensierisce più
di tanto Toti: il ragazzo potrà continuare
ad adempire ai doveri matrimoniali, mentre il ruolo
giuridico e formale di capofamiglia resterà
a lui che non ha alcuna intenzione di essere marito
a tutti gli effetti. La base da cui Toti fa scaturire
la sua proposta è: gli scopi che ci prefiggiamo
sono più importanti della stupidità
della gente, pronta solo a malignare per i e comportamenti
fuori dal normale.
Se il primo atto era ambientato dentro la scuola del
professore (nella recitazione simile a Totò),
il secondo si svolge nella nuova casa dei coniugi
Toti (ormai invecchiato dal peso delle maldicenze).
Lillina è diventata madre ma non è felice:
Giacomino è sparito e il piccolo Ninì
viene accudito dal professore. I restanti personaggi,
quali i genitori (Giovanni Morchella e Margherita
Smedile) di Lilliana, il sacerdote padre Landolina
(un machiavellico Stefano Randisi), Rosaria (Ester
Cucinotti), la sorella maggiore di Giacomino e il
Cavalier Diana (Antonio Lo Presti), direttore del
Ginnasio dove Toti insegna Storia Naturale, sono tutti
contro la coppia. Sono i rappresentanti del giudizio
popolare di totale e inderogabile condanna. La rappresentazione
si chiude con il grido disperato di Toti verso padre
Landolina: “Che crede? Lei neanche a Cristo
crede!”.
Lo spettacolo, al teatro Valle di Roma fin al 27 aprile,
è presentato dalla compagnia Diablogues, ideata
e portata avanti da Enzo Vetrano e Stefano Randisi
(31 anni di lavoro insieme), alla terza prova con
il maestro siciliano, dopo Il
berretto a sonagli e L’uomo,
la bestia e la virtù. L’allestimento
palesa il dramma del relativismo psicologico umano.
All’interno di una scena semplice ma suggestiva,
composta da pochi mobili (banchi di scuola, scrivanie,
scalini e sedili), domina la separazione dello spazio
scenico, ottenuta attraverso una cortina, una velatura
che a seconda di come vengono usate le luci, diventa
muro o trasparenza. Una cortina che diventa simulacro
di ciò che è e di ciò che gli
altri credono essere… La combinazione tra dialetto
siciliano e italiano amplifica la durezza del messaggio,
rendendolo però a tratti anche comico, proprio
come ha sempre voluto il maestro Pirandello. Una compagnia
affiatata, in grado di far applaudire il pubblico
anche cinque volte alla fine dello spettacolo. Da
rimarcare Francesco Pennacchia, che interpreta il
doppio ruolo di serva, con tacchi ed abito nero, inquietante
ma nello stesso tempo divertentissima: un’erma
bifronte pirandelliana.
[valentina venturi]
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