Claudio
Remondi e Riccardo Caporossi creano questo spettacolo
dall'unione di molti lavori pregressi, raccogliendo
le produzioni più che trentennali del loro
connubio artistico. Versi brevi e strofe sono raccolti
in forma cantata che, a volte, si trasforma più
in parlare ritmato ed intonato che in classica esecuzione
canora. Lo spettacolo, conseguentemente, ha come tutte
le produzioni della storica coppia del teatro italiano,
l'obiettivo della ricerca di nuovi linguaggi teatrali.
Si
narra d'attualità e grandi temi attraverso
metafore, evocando immagini che lo spettatore potrà
cogliere solo se il livello d'attenzione riuscirà
a non scemare bruscamente. Nonostante risulti difficile
mantenere accesa la fiamma dell'interesse e della
curiosità quando i tempi sono così diluiti,
bisogna comunque dare atto agli autori della loro
grande tecnica, compositiva ed esecutiva. Si rimane
affascinati dalla perfetta sincronia di musica e parole
cui si assiste: non a caso viene sottolieato che "Concertare"
è un termine latino che significa "combattere
fianco a fianco", ed infatti gestualità
e parole sembrano unirsi agli strumenti suonati in
scena come in una macchina perfetta.
Tra una rima e l'altra, anche il pubblico viene inserito
nel meccanismo, coinvolto direttamente nel creare
sonorità assieme a musicisti ed attori. Il
quarto muro si rompe e così, stando alle parole
dell'attore, se "l'Orchestra [è] scioperante",
il "pubblico [è] operante". L'obiettivo
sembra raggiunto, più per soddisfazione e gioco
degli autori che per il pubblico in sala (spesso ignaro
di cosa stia accadendo sul palco). Tra metafore costruite
sull’attenzione maniacale per gli accenti, su
sottili accostamenti di termini, su tempi estremamente
diluiti e temi d'aulica morale, lo spettatore ha la
sensazione di sentirsi soffocato dai significati,
rischiando persino, qualora non conosca il tema trattato,
di non cogliere la soluzione dell'equazione.
Da
notare, nella speranza che sia un problema tecnico
facilmente risolvibile, il pessimo bilanciamento audio
che ha reso incomprensibili molte frasi, sovrastate
dal volume strumentale.
[simone salis]