Dopo
il successo del 2008 di XY-
REDUX, Alessandro Fea e Marcello Cotugno si
trovano di nuovo insieme nello spettacolo My
backgruound al teatro Nuovo Colosseo. Uno lavoro
che ripropone gli anni Ottanta in tutta la loro essenza
più viscerale. Il luogo del dramma è
un locale (diremmo club se fossimo a Londra, capitale
più volte citata nel testo e protagonista di
quell’epoca), probabilmente della periferia
romana, animato da punk metallari e dark ladies, che
si avvicendano nelle nottate senza fine di chi passa
la vita tra una tirata di coca, uno spinello e un
po’ di musica spacca orecchie.
La regia di Cotugno con pochi elementi descrive bene
gli stati d’animo e le sensazioni vissute in
quegli anni creando, grazie all’utilizzo di
un velatino scuro, piccoli siparietti nella parte
anteriore del palcoscenico che, a volte, fondono il
ricordo fissato nella memoria del protagonista Andy,
con l’immagine onirica e surreale generata da
una notte di “sballo” alla cocaina. Curiosa,
la tecnica registica del doppio flash-back: propone
a tratti la ripetizione della stessa scena creando
un effetto di straniamento , come per riprodurre lo
sconvolgimento sensoriale dovuto all’assunzione
di droghe o per dimostrare che nelle vite come quelle
di Serena, Ludovico, Andy e Beatrice le scene si ripetono,
all’infinito, come se si stesse recitando sempre
lo stesso copione.
La colonna sonora, scelta sapientemente, ci riporta
in pochi attimi, alle atmosfere vissute nei locali
pieni di fumo, sesso e dissociazione. La paranoia,
altra parola che ricorre nel testo, diviene uno spauracchio
del quale gli stessi protagonisti non temono quasi
più l’effetto nefasto, tanto sono assuefatti
al loro “male di vivere”. Il testo di
Fea è diretto, crudo, a volte sfiora il grottesco,
come grottesche e quasi circensi sono alcune caricature
attoriali. Il finale ricorda un circo, all’interno
del quale i poveri acrobati si agitano senza riuscire
a gestire la propria arte e i propri strumenti. Sono
le vite che sfuggono, troppo brevi per essere vissute,
falciate a quarant’anni dai vizi, dalla disperazione
o dalla paranoia. Una parte di generazione, quella
degli anni Ottanta, che non è arrivata all’età
della ragione e della maturità ma si è
persa lungo la strada. Così anche Andy, abbandonato
fin da piccolo e sbattuto da un orfanotrofio all’altro
cerca se stesso e non solo… Un thriller con
finale a sorpresa. Interessanti le prove d’attore
di Cloris Brosca (Serena) e del poliedrico ed energico
Alfredo Postiglione (Andy).
[annalisa picconi]