Dopo
aver scioccato il pubblico in Inghilterra, Stati Uniti,
Germania, Giappone ed Australia, torna in Italia per
il secondo anno consecutivo al Teatro Belli fino al
4 novembre, lo spettacolo Mercury
Fur di Philip Ridley. Un testo provocatorio,
violento, che ha subito numerose censure e riempito
i teatri ovunque fosse rappresentato.
Ci troviamo in una Londra del futuro dove legge ed ordine
sono ricordi avvolti in una fitta nebbia oscura, la
stessa che accompagna il pubblico entrando in sala.
Si è perso il dono della memoria storica, affidata
oramai ad allucinogeni sotto forma di farfalle colorate
che ingerite ti trasportano in una sorta di quarta dimensione
in cui pulsioni e ricordi, realtà ed immaginazione
si fondono in un unicum inestricabile, tanto che uno
dei protagonisti crede che la Seconda Guerra Mondiale
sia stata provocata da una lite tra Kennedy e Hitler
a causa di Marilyn Monroe.
Qui un gruppo di ragazzi appartenenti ad una delle tante
bande che tengono Londra sotto scacco, organizza delle
feste veramente speciali, consistenti nella realizzazione
dei sogni/desideri di ricchi ed annoiati personaggi.
Anche se spesso e volentieri si tratta di desideri di
violenza e pulsioni sessuali ai limiti, e forse oltre,
della sopportabilità umana. Se poi l’oggetto
del desiderio è un bambino…
Analogie con il film Hotel sono presenti in questo horror
teatrale del corpo e dell’anima, che scava profondamente
come un bisturi affilato negli istinti più profondi
e devianti dell’animo umano, portando alla luce
con linguaggio crudo e diretto, quanto non avremmo mai
voluto vedere e credere.
La regia di Carlo Emilio Lerici elimina i confini tra
platea e palcoscenico, trasformando l’intero teatro
in spazio diegetico e gli spettatori in attori/osservatori
inermi ed impotenti. Ottimo l’intero cast di giovani
e promettenti attori, che vivono i loro personaggi con
un’intensità e partecipazione inusuale,
per uno spettacolo che non lascia indifferenti e colpisce
come un pugno allo stomaco. Da non perdere.
[fabio melandri]
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