Mercury Fur
 
Autore: Philip Ridley
Traduzione: Fabiana Formica
Regia: Carlo Emilio Lerici
Musiche: Francesco Verdinelli
Elaborazioni sonore: Giuseppe D'Amato
Produzione: Trilly Produzioni in collaborazione con Diritto & Rovescio
Interpreti: Michele Maganza, Mauro Conte, Michele Degirolamo, Veronica Casarosa, Davide Gagliardini, Andrea Redavid, Nunzia Di Somma, Fabrizio Bordignon
Anno di produzione: 2006 Genere: drammatico

Dopo aver scioccato il pubblico in Inghilterra, Stati Uniti, Germania, Giappone ed Australia, torna in Italia per il secondo anno consecutivo al Teatro Belli fino al 4 novembre, lo spettacolo Mercury Fur di Philip Ridley. Un testo provocatorio, violento, che ha subito numerose censure e riempito i teatri ovunque fosse rappresentato.
Ci troviamo in una Londra del futuro dove legge ed ordine sono ricordi avvolti in una fitta nebbia oscura, la stessa che accompagna il pubblico entrando in sala. Si è perso il dono della memoria storica, affidata oramai ad allucinogeni sotto forma di farfalle colorate che ingerite ti trasportano in una sorta di quarta dimensione in cui pulsioni e ricordi, realtà ed immaginazione si fondono in un unicum inestricabile, tanto che uno dei protagonisti crede che la Seconda Guerra Mondiale sia stata provocata da una lite tra Kennedy e Hitler a causa di Marilyn Monroe.
Qui un gruppo di ragazzi appartenenti ad una delle tante bande che tengono Londra sotto scacco, organizza delle feste veramente speciali, consistenti nella realizzazione dei sogni/desideri di ricchi ed annoiati personaggi. Anche se spesso e volentieri si tratta di desideri di violenza e pulsioni sessuali ai limiti, e forse oltre, della sopportabilità umana. Se poi l’oggetto del desiderio è un bambino…
Analogie con il film Hotel sono presenti in questo horror teatrale del corpo e dell’anima, che scava profondamente come un bisturi affilato negli istinti più profondi e devianti dell’animo umano, portando alla luce con linguaggio crudo e diretto, quanto non avremmo mai voluto vedere e credere.
La regia di Carlo Emilio Lerici elimina i confini tra platea e palcoscenico, trasformando l’intero teatro in spazio diegetico e gli spettatori in attori/osservatori inermi ed impotenti. Ottimo l’intero cast di giovani e promettenti attori, che vivono i loro personaggi con un’intensità e partecipazione inusuale, per uno spettacolo che non lascia indifferenti e colpisce come un pugno allo stomaco. Da non perdere.
[fabio melandri]

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