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Autore:
Bertolt
Brecht |
Traduzione:
Roberto
Menin |
Regia:
Cristina Pezzoli |
Scene:
Bruno Buonincontri |
Costumi:
Gianluca Falaschi |
Musica:
Paul Dessau, Pasquale Scialò |
Produzione:
Gli
Ipocriti – Nuovo Teatro |
Interpreti:
Isa
Danieli, Alarico Salaroli, Marco Zannoni, Lello Serao,
Arianna Scommegna, Xenia Bevitori, Carlo Caracciolo, Matteo
Cremon, Antonio Fabbri, Tiziano Ferrari, Vesna Hrovatin,
Paolo Li Volsi, Fabio Mascagni, Aurora Peres, Sergio Raimondi,
Luigi Tabita, Shi Yang |
Anno
di produzione:
2007 |
Genere:
dramma |
In
scena:
dal 26 febbraio al 16 marzo al Teatro Quirino |
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Fino
al 26 marzo è in scena al Teatro Quirino Madre
coraggio. Scritto nel 1939, durante l’esilio
in Danimarca alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale,
è uno dei soggetti più rappresentati
del drammaturgo tedesco Bertolt Brecht. Il titolo
originale - Madre coraggio e i suoi figli - è
stato abbreviato per sottolineare la centralità
del personaggio di Anna Fierling, Madre Coraggio,
una vivandiera che gira con il suo carro speculando
sulla guerra disinteressandosi dei disastri che questa
provoca.
Lo scenario è la guerra dei trent’anni
e le ostilità fra Cattolici e Protestanti del
Sacro Romano Impero (1618 – 1648) narrati dal
1624 al 1636, periodo storico fra i più torbidi
d’Europa, segnato da una grave povertà,
soprattutto in Germania. Anna attraversa ogni campo
di battaglia, cambia credo e bandiera per vendere
le proprie merci, subordinando al proprio benessere
anche le urgenze più stringenti come la sopravvivenza
dei propri figli che moriranno uno ad uno.
L’opera di Brecht può essere ascritta
al cosiddetto teatro epico. È una forma teatrale
di derivazione marxista: l’autore, attraverso
una narrazione lunga ed intercalata da frequenti cambi
di scena, numerosi attori e canzoni, intende evitare
che lo spettatore si identifichi nei personaggi, in
modo da poter fornire un insegnamento morale ed uno
spunto di riflessione. “Madre coraggio”
rappresenta infatti un monito per tutti coloro che
intendevano arricchirsi con il nuovo conflitto mondiale:
“La guerra è solo la continuazione degli
affari con altri mezzi, ma i grandi affari non li
fa la povera gente, e nella guerra le virtù
umane diventano mortali”.
L’adattamento di Antonio Tarantino e la regia
di Cristina Pezzoli hanno il pregio di aver rispettato
l’opera nella sua originalità, mantenendone
la portata etica ed attualizzando il testo con dichiarati
riferimenti alla situazione odierna: ad esempio alla
giornalista russa Anna Politkovskaia messa a tacere
da Putin, agli sforzi degli aiuti umanitari nei paesi
esteri e l’italiano problema dell’immondizia.
Una lode particolare va alle musiche di Pasquale Scialò:
ha saputo dialogare con le canzoni originali di Dessau
proponendo anche brani di musica contemporanea, che
spaziano dal rock al rap rinforzati dal frastuono
terribile della guerra prodotto dalle lamine metalliche
della scenografia.
“Madre coraggio” è uno spettacolo
straordinario e difficile dove il dolore ed il riso
scivolano, come nella prospettiva sghemba e complicata
della scenografia di Bruno Buonincontri, lasciando
un vuoto di amara meditazione sull’ineluttabile
fallibilità dell’animo umano.
Isa Danieli, nota ai più per la sua magistrale
interpretazione di Filumena Marturano, si confronta
per la prima volta con Anna Fierling e lo fa egregiamente
tratteggiando un profilo ricco di molteplici sfaccettature.
Come lei, anche gli altri personaggi sono derelitti
ed istrionici, ma pur sempre in grado di regalare
un sorriso. L’ilarità si manifesta nei
diversi registri linguistici, una babele di idiomi
e dialetti come nel linguaggio aulico del Cappellano
(Alarico Salaroli), che contrasta con l’eloquio
triviale del Cuoco (Marco Zannoni).
Siamo di fronte a uno spettacolo di umanità,
un caleidoscopio di virtù e difetti dove ognuno
si macchia di un peccato, ad eccezione della piccola
Kattrin, la formidabile Xenia Bevitori che, unica
vera innocente eroina, si immola per svegliare con
il suo tamburo la città ed il pubblico dal
torpore fisico e mentale che li avvolge.
[paola di felice]
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