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LE SERVE
Autore: Jean Genet
Regia: Giuseppe Marini
Scene: Alessandro Chiti
Costumi: Gianluca Falaschi
Musiche: Marco Podda
Luci: Gigi Ascione
Produzione: Società per attori
Interpreti: Franca Valeri, Annamaria Guarnieri, Patrizia Zappa Mulas
Anno di produzione: 2006 Genere:
 

Al Teatro Argentina di Roma fino al 20 maggio è di scena “Les Bonnes” di Jean Genet, forse il testo teatrale più noto dell’artista francese. Giuseppe Marini allestisce un dramma a metà fra la commedia, la farsa, la tragedia greca e la sacra rappresentazione; ne sconvolge i piani e ne modifica i punti di osservazione, consegnandoci su palco tre protagoniste che si trasformano in donne reali, che occupano uno spazio falsamente vero in un luogo volutamente teatrale, violando l’orizzonte d’attesa dello spettatore.
Così lo scarto tra realtà e finzione è inesistente e si ritrova un po’ delle “bonnes” in ognuno di noi. Una parte sottile, nascosta, della quale abbiamo rimosso l’esistenza. Ma come in un processo catartico riemerge nello spettacolo di Marini, che ha raggiunto e superato già le 100 repliche. Un processo messo in moto grazie alla bravura e alla maestria delle protagoniste, Annamaria Guarnieri e Franca Valeri, che restituiscono allo spettatore una verità d’interpretazione e una vibrante intensità espressiva.
Claire e Solange – questi i nomi delle serve – tutte le sere ricreano un perverso gioco di ruoli: quando Madame, la loro signora, interpretata da Patrizia Zappa Mulas è fuori casa, una di loro prende le sue sembianze immaginando la medesima scena che si conclude tutte le sere con l’assassinio della padrona. Ma il sogno anela a trasformarsi in realtà: il gioco non è più tale. Le bonnes preparano una tisana avvelenata per eliminare la loro odiata signora. Il tentativo fallisce miseramente e una di loro decide di bere il filtro avvelenato. Inizia così il monologo struggente e raccapricciante di Solange. La descrizione minuziosa e spiazzante del sontuoso e solenne funerale, apoteosi del dramma, sottolinea, quand’anche ce ne fosse bisogno, la bravura di una fuoriclasse come Franca Valeri.
Il regista non è nuovo a trovate e colpi di scena finali che tengono lo spettatore col fiato sospeso, in una tensione che cresce con l’aumentare della musica e al dissolversi delle luci. “Les bonnes sono tornate per parlarci di Teatro - afferma Marini. Le ritroviamo invecchiate, ancora più illividite e consumate dalla devozione rovesciata in odio per la loro Signora, ma fiere della loro degradazione e decise a viverla fino in fondo”.
Quella realizzata da Marini è una favola nera, che fa muovere le protagoniste lasciandole in bilico tra l’angoscia di esistere e la corazza dell’ironia, in un mondo in cui reale e irreale si confondono e dove si respira un’atmosfera onirica, da “incubo magico”.
[patrizia vitrugno]