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Autore:
Luigi Pirandello |
Regia:
Monica Conti |
Scene:
Il Teatro E’ |
Responsabile
tecnico:
Marco Franceschini |
Produzione:
L’Art,
Teatro Giacosa di Ivrea |
Interpreti:
Ussi Maria Ariis, Francesco Coltella, Marianella Laszlo,
Sonia Bonacina, Oreste Valente, Carlotta Viscovo, Luigi
Mezzanotte, Nicola Stravalaci, Sergio Mascherpa, Aurora
Falcone |
Anno
di produzione:
2007 |
Genere:
drammatico |
In
scena: fino
al 12 ottobre 2007, Teatro India lungotevere dei Papareschi,
Roma |
Info:
spettacoli da martedì a venerdì
h, 21. Lunedì riposo. Telefono: 06.684000346 -
06.684000311 |
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Villa
Giulia: un cappello abbandonato per terra, urla, una
donna che fugge via. È stata appena stuprata
e la sua disperazione è tutta nell’angoscia
delle parole del marito.
Giorgio rifiuta di vedere Laura perché la rabbia
lo stravolge e preferisce andar via piuttosto che
provare pietà per la sua donna. Al suo ritorno
però, quando l’amore sembra aver superato
la terribile tragedia, una nuova se ne presenta al
varco: Laura è incinta, lo stupro ha lasciato
un’eredità difficile da accettare.
L’intervento di un vecchio e saggio giardiniere
sembra dare, però, il suggerimento giusto alla
protagonista. “… La pianta, per sé,
bisogna che sia in succhio, signora! Questo, sempre.
Ché se non è in succhio, l'innesto non
lega! … Eh, sì, in succhio. Vuol dire...
in amore, ecco! Che voglia... Che voglia il frutto
che per sé non può dare!”.
Ci sono, infatti, dei momenti nella natura dove, anche
fuori tempo, è possibile fare un innesto tra
due piante, purché loro stesse, come essere
viventi del creato, vivano un momento di impollinazione
e di attaccamento, quindi di amore. È una storia
d’amore quella a cui dà anima Pirandello
in questo “innesto”: l’amore che
supera tutti gli ostacoli e che si afferma nonostante
tragici avvenimenti.
E quando c’è l’amore, c’è
anche comprensione e accettazione: si compie infatti
la follia amorosa che ci regala un lieto fine ma che
lascia anche in bocca un sapore amarognolo, come di
un sentimento troppo oltre rispetto alla nostra quotidianità.
Quelli trattati nel testo e quindi nello spettacolo
sono temi forti e quanto mai moderni e attuali: il
rapporto d'amore coniugale viene posto sulla scena
nella sua sfaccettatura più profonda, viene
messo di fronte a una scelta senza ritorno. La prova
attoriale è complessa data la materia trattata,
ma il cast ne sostiene il peso senza apparenti difficoltà
anche se con alcuni e comprensibili alti e bassi.
L’allestimento è degno di nota e lo spazio
scenico ci permette di fonderci con la storia catapultandoci
nella realtà dei protagonisti. Non c’è
morbosità: si resta stravolti dalla violenza
iniziale, perplessi dall’iniziale rifiuto, confusi
dalla totale accettazione. [patrizia
vitrugno]
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