Al suo quindicesimo numero, “Garofano Verde” pensa
sia giusto fare un provvisorio bilancio di spettacoli, di drammaturgie,
di cartelloni, di rotture del silenzio, di politiche contro
i pregiudizi, di scoperte o rilanci di poetiche, e poi, perché
no?, anche un consuntivo di progressive integrazioni di pubblico,
di coraggiosi e nuovi approfondimenti delle emozioni, di conquiste
professionali della scena dell’idealismo contro quella
del consumismo. Quindici anni di proposte e stimoli hanno inizialmente
avuto, grazie all’appoggio pubblico dell’Assessorato
alle Politiche Culturali del Comune di Roma, l’effetto
di sdoganare il teatro d’ispirazione omosessuale dalle
zone intellettual-mente e operativamente marginali, dai luoghi
dell’off, dalla sperimentazione (salvo un certo genere
di repertorio classico moderno d’autore intoccabile che,
per quotazione di mercato, aveva comunque ospitalità
nelle sale ufficiali pur basandosi su contenuti omo-drammatici
o sulla omo-commedia), e ormai va riconosciuta una certa discreta
e indiscriminata diffusione, in quasi tutti i teatri, di testi
con trama lgbt. E lo stesso “Garofano Verde” ha
mutato, col trascorrere del tempo, la propria vocazione, passando
da un riscontro di drammaturgie storiche a tutta una serie di
sostegni a novità di giovani o affermati autori (con
relative regie di collaudo e analisi fuori dai canoni), per
poi fare il punto più di recente su riflessioni, creazioni,
autocoinvolgimenti, messe in gioco attorali e traduzioni in
linguaggi del corpo (leggi: della danza) di ancora più
profonde, minute, latenti o esplicite sensibilità e condizioni
omosessuali al passo con l’epoca in cui viviamo.
Per il giro di boa del quindicesimo anno, assieme alla Società
per Attori e a Franco Clavari con cui condividiamo ogni orientamento,
abbiamo scelto di mettere su, accanto a una sezione che rispecchi
l’oggi (una storia di omosessualità che, con tanto
di marchio, è alla base della nascita dell’era
rivoluzionaria del computer; tranches de vie offerti dalla letteratura;
corti teatrali che riflettono in forma di schegge le nature
e modi della omocultura vissuta nel quotidiano), anche una debita
e solo parziale riesplorazione dei lavori, degli appuntamenti,
dei numeri zero nati apposta per “Garofano Verde”
e poi assurti ad eventi replicati, introdotti nelle stagioni
ordinarie italiane e straniere. Tra le adesioni candidate a
queste pagine di ieri, partendo dalle annate più lontane
per giungere ai programmi ultimi, c’è “Racconti
di giugno” scritto e interpretato da Pippo Delbono, “Mishelle
di Sant’Oliva” scritto e diretto da Emma Dante,
“Picchì mi guardi si tu sì masculo”
scritto e interpretato da Giancarlo Cauteruccio, “Signorine”
scritto e coreografato da Virgilio Sieni, una lettura di Tondelli
ad opera di Giorgio Barberio Corsetti, “Sabbia”
scritto e interpretato da Eleonora Danco, “Brokeback Mountain”,
tratto da “Gente del Wyoming”, di E. Annie Proulx
con la regia di Luciano Melchionna, “Under my skin”
di Massimo Bavastro con regia di Daniele De Plano. Nel settore
degli inediti figurano “Lettere a mia madre” di
Massimo Vincenti diretto da Carlo Emilio Lerici e Altri Amori
– Corti Teatrali Gay 2 di AA.VV. regia di Marcello Cotugno.
Insomma non sarà una festa per il compleanno del caro
amico “Garofano” ma è comunque, forse, una
chiamata a testimoniare come questa rassegna non voglia fare
scandalo cercando piuttosto di favorire sempre idee di dignità,
originalità e comprensione, ottenendo che queste idee
circolino, e si affermino nel teatro italiano e, in certi casi,
sulla scena internazionale.
Rodolfo di Giammarco
|