Valentina
Colombo (Lucrezia Piaggio), neo laureata in economia, vince
una borsa di studio di un anno per l’Università
di Miami e parte accompagnata da suo padre Cristoforo (Massimo
Boldi), tassista milanese a Roma. Qui s’innamora di
Bob (Donald French), un compagno di università italo-americano.
Il ragazzo, seriamente innamorato di lei, decide di farle
conoscere i suoi genitori: il padre, Al Di Giacomo (Biagio
Izzo) ricco agente di borsa e la madre Patricia, (Victoria
Silvstedt) una snob fissata con lo shopping. I due decidono
di sposarsi. Luogo della cerimonia: le Bahamas. E proprio
in questo paradiso le famiglie degli sposi si ritrovano scontrandosi
sui reciproci stili e modi di vita: la famiglia americana,
ricca e snob disdegna e deride la famiglia di Valentina, una
tribù di italiani medi, semplici, pasticcioni ma dal
cuore tenero.
Scritto male e con evidente pigrizia dai fratelli Carlo ed
Enrico Vanzina, che subodorando il risultato finale dell’opera,
si sono elegantemente declissati lasciando l’insipida
regia al coraggioso, per essersi preso l’ardire di dirigere
tale scemenza, Claudio Risi, Matrimonio alle Bahamas è
la classica fotocopia dei già fotocopia cine-panettone
natalizio alla Filmauro-Neri Parenti-Christian De Sica, ma
senza la Filmauro, neri parenti, Christian De Sica. IN compenso
abbiamo il triumvirato composto da Medusa Film-Claudio Risi-Massimo
Boldi accompagnati da un cast preso di sana pianta da Natale
sul Nilo (Biagio Izzo, Enzo Salvi, I Fichi d’India)
a cui vanno aggiunte le presenze femminili di Victoria Silvstedt
ed Anna Maria Barbera e quelle marmoree di Raffaele Balzo
(ex naufrago dell'Isola dei Famosi) e Donald French (French,
chi è costui?).
Natale
alla Bahamas... pardon... Matrimonio
alle Bahamas è un accozaglia di gag di dubbio
gusto e battute che pensavamo far parte oramai del repertorio
comico anni ottanta. Un moralismo spicciolo viene dispensato
a piene mani in una messa in scena piatta e televisiva, in
cui compaiono video turistici delle Bahamas di infima definizione
(ma perché? Finiti i piccioli?) ed evidenti errori
e leggerezze di messa in scena: l’orologio truffaldino
di una farmacia svela allo spettatore più attento la
data esatta in cui il film è stato girato (24 agosto)
contro il tempo narrativo che colloca gli eventi tra ottobre
e novembre.
Un film imbarazzante quanto il silenzio che ha accompagnato
la conferenza stampa di presentazione del film a Roma. Unica
nota positiva al film la performance di Enzo Salvi. Ci tengo
a dire di non essere un fan “der cipolla” ma in
questo film, lode al regista. è utilizzato con tale
parsimonia da illuminare, come mai era stato fatto precedentemente,
la carica corrosiva e grottesca del personaggio. Esilarante
a d esempio la maglietta con cui compare in scena: Donne sbrigateve
che mi invecchio.
Quando Massimo Boldi decise di abbandonare la premiata ditta
Filmauro-Parenti-De Sica, tra i motivi additati c’era
quello di non essere più utilizzato in ruoli sempre
uguali a se stessi, reiterando di film in film il medesimo
schema attoriale e narrativo.
Si pensava che finalmente il comico milanese potesse intraprendere
una nuova carriera cinematografica, fuori dagli stilemi che
gli avevano portato fortuna e successo. Magari provando ad
approfondire alcune sfumature drammatiche che aveva fatto
intuire di possedere in Festival
(1996) di Pupi Avati.
Si pensava che con Olè, avesse
dovuto pagare una forma di dazio nei confronti di Medusa Film
con cui aveva appena stipulato un nuovo contratto di collaborazione.
Ma di fronte a prodotti di tale fattura non c'è altra
difesa che alzare le mani con l'incubo che alla fine ci toccherà
rivalutare i vari Natali in giro per il mondo rimpiangendo
la coppia De Sica-Boldi. Prosit!
[fabio melandri]