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Manuale
d'amore
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Se è vero che è difficile parlare d’amore è altrettanto vero che sono in molti ad averci provato. Poeti, romantici e sceneggiatori inclusi. L’ultimo film di Giovanni Veronesi affronta un tema poco originale ma gioca a suo favore delle carte vincenti. Come le buone commedie italiane d’una volta, Manuale d’amore si cimenta in una trama ad episodi, dove i personaggi si passano inconsapevoli un testimone incerto, protagonisti e spettatori di quell’unica tragi-commedia nella quale prima o poi inciampiamo tutti: l’amore. Dal primo colpo di fulmine al finale abbandono, passando per il dubbio ed il tradimento, il film racconta la storia di quattro coppie, ognuna alle prese con i propri problemi ed incertezze, le proprie euforie e rinunce. Quattro storie che sono in realtà parti di un’unica trama, quella che comincia e che finisce, quella che ci riprova, quella che torna indietro o che indietro non si volta più. Perché l’amore è fatto proprio di momenti e situazioni, ognuno dei quali ha un volto, una voce ed uno sguardo propri. L’innamoramento può avere le sembianze di un giovane Muccino, forte nelle sue speranze, innocente e sconosciuto proprio come l’amore inaspettato. Il dubbio è invece più maturo, affascinante e complicato come una storia ancora giovane ma non più nuova. Il tradimento è ingiusto, a volte necessario. L’abbandono è sempre senza ritorno. Le fasi dell’amore le conosciamo tutti e tutti sappiamo che non ci sono manuali né rimedi efficaci. E Veronesi sembra dirci proprio questo, a volte con ironia, a volte con tenerezza ed un pizzico di melanconia, quella di un Carlo Verdone alle prese ancora una volta, dopo il recente L’amore è eterno finché dura, con una storia che per l’appunto non è durata. E come il ragazzo che inciampa nell’amore, anche l’uomo che lo perde è comico e goffo nei suoi tentativi di recuperarlo, una comicità amara nella quale è difficile non rispecchiarsi, nella quale corriamo tutti il rischio di ritrovarci la mattina a seguire le istruzioni di una manuale d’amore acquistato in libreria. La palma d’oro va alla coppia Buy-Rubini, meno convincente invece la Littizzetto che preferiamo in un contesto meno cinematografico. Nell’insieme un film piacevole e riuscito, che forse non comunica nulla di nuovo e che non inventa nuovi linguaggi, ma che riesce molto bene a farci sentire protagonisti, complici ed imperfetti amanti. [giulia rastelli] Quattro
storie, emblematiche delle quattro diverse fasi dei rapporti di coppia
(innamoramento, crisi, tradimento, abbandono), si susseguono e si
intrecciano, come a illustrare un immaginario trattato scritto da
un altrettanto fantomatico Prof. Friedman. Film volutamente - ipotizziamo
- didascalico, che ha come pregi alcuni buoni interpreti (Verdone,
Buy, Rubini), che riescono talvolta a dare brio, e una sceneggiatura
che in molte occasioni strappa un sorriso. D’altra parte probabilmente
Veronesi si è accorto di avere per le mani qualcosa che è
poco più di una sit-com di lusso, con un contenuto che nasce
e muore nel momento stesso della visione. Con questa avvertenza, è
un film piacevole e divertente, dove anche i caratteristi fanno il
loro dovere (il DJ di MTV fa un mini monologo esilarante!). Ma si
può aspettare tranquillamente la cassetta, o la televisione.[matteo
lenzi]
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