Jalil insegnante di scuola materna a Parigi, bravo ragazzo
dall'aria ingenua e gioviale, diventa il campione di un gioco
a quiz in televisione, indovinando ogni risposta sui gusti
dei francesi. Jalil sa esattamente qual'è il gelato
preferito, le scarpe che la gente ama indossare, la parolaccia
più pronunciata. Ha un dono straordinario per tutto
quello che passa per la testa dei francesi. E' l'uomo dei
sogni di ogni società di marketing e di ogni politico.
Nessuno conosce meglio di Jalil le tendenze della società
contemporanea. Jalil vince milioni di euro e conquista il
cuore di Claire, l'assistente di studio del programma che
l'ha reso l'uomo più popolare del paese. Ma quando
si rende conto che le sue fortune non sono casuali nè
tanto meno merito del suo talento, Jalil manderà in
tilt l'intero sistema.
L'uomo medio più medio
è una commedia rivolta ad un pubblico che non si aspetta
molto dal cinema e dallo spettacolo. Siamo di fronte ad una
rivisitazione sempliciona e scanzonata del Truman
Show con Jim Carrey, con la differenza che qui il protagonista
squarcia il velo di Maya che lo teneva separato dalla realtà,
sovverte le regole, tirando fuori il peggio di sè.
Il film diretto da Pierre Paul Renders non va più in
là di una pochade sulla libertà di scelta dell'essere
umano, senza arrivare a una satira graffiante, resta nei limiti,
negli argini di una trama convenzionale, non colpisce e non
scuote le coscienze, non mira a disturbare lo spettatore con
domande e interrogativi troppo destabilizzanti. E' ingenuo
e prevedibile come il suo protagonista, a cui ci si affeziona
fin dalle prime sequenze.
Scritto da Denis Lapier, una lunga carriera nel mondo dei
fumetti e diretto da Renders, che si è fatto notare
per alcuni documentari per Medici senza frontiere, L'uomo
medio più medio appartiene al filone delle commedie
francesi costruite per avere successo, a metà strada
tra i ritmi indiavolati di Taxxi
e le delicate raffinatezze della Cena
dei Cretini, ma che scivola via senza strapparti una
vera risata. Il clima di ironia su cui è costruito
è il suo punto di forza. La trama è raccontata
sempre da un punto di vista opposto da quello che ci si aspetta,
lo spettatore ne sa sempre un po' di più dei protagonisti
e questo lo mette in una posizione di superiorità,
con poche sorprese ma godendosi un discreto divertimento.
La domanda su cui ruota la prima parte del film è:
Cosa accadrebbe se scoprissimo che la nostra vita è
spiata ventiquattr'ore al giorno da una società di
sondaggi che ci usa come cavie per testare prodotti di qualsiasi
genere? E poi, Cosa accadrebbe se la nostra fidanzata fosse
pilotata per amarci e recitasse un copione costruito ad arte
per farci cadere in trappola? Infine nella seconda parte il
punto di vista si ribalta e vediamo svolgersi la storia dal
punto di vista di Jalil. La domanda a cui si tiene agganciato
lo spettatore fino alla conclusione diventa: Cosa accadrebbe
se la vita di Jalil andasse in onda in tv in prima serata
ad uso e consumo delle famiglie francesi? Dove finirebbe la
vita e dove comincerebbe la messa in scena?
E come se non bastasse, per alzare la posta in gioco, interviene
dall'Eliseo il presidente della Repubblica uscente in caduta
libera nei sondaggi che si affida a Jalil per vincere le imminenti
elezioni. Politica e spettacolo si scambiano continuamente
le parti in un vertiginoso intreccio che fatalmente blocca
e paralizza la società civile e istituzionale. Da uomo
medio, Jalil si ritrova a recitare la parte dell'Uomo Qualunque,
ago della bilancia di un'intera nazione, colui che con le
sue opinioni superficiali e banali scava la fossa alla democrazia,
giunta alla sua fase terminale. Questo sembra essere il vero
conflitto simbolico alla base del film, niente di meno che
il conflitto tra la democrazia e l'autoritarismo populista.
La democrazia ha sempre avuto il terrore del popolo pronto
alla rivoluzione e delle istituzioni oligarchiche che monopolizzano
il potere come una casta. Nel momento in cui sembra mettere
troppa carne il fuoco, la sceneggiatura si ritira in sordina
e converge verso una chiave interpretativa più tranquillizzante
e meno ansiogena. Su tutto vince l'amore e la Francia potrà
continuare a dormire sogni tranquilli. [matteo
cafiero]