Donna, guerriera, regina. Adorata dai
suoi sudditi, tollerante - lei protestante - verso i cattolico,
non altrettanto questi nei suoi confronti. Denigrata come
bastarda e vergine - nessun uomo giace con lei, accanto a
lei - dai suoi nemici interni ed esterni (Filippo II di Spagna)
Elisabetta vive il suo stato di Regina in assoluta solitudine,
benchè non sia lasciata sola un momento dal fido consigliere
Sir Francis Walsingham (Geoffrey Rush) o dalla dama di corte
sua preferita Bess (Abbie Comish).
Secondo capitolo dedicato alla carismatica figura interpretata
da Cate Blanchette, Elizabeth The Golden
Age punta diretta sulla figura di Elisabetta sottolineando
gli aspetti umani del ruolo a cui è chiamata a vestire,
facendo emergere la donna irrealizzata nonostante il potere
detenuto, le aspirazioni soffocate nonostante la gloria terrena
acquisita sui campi di battaglia e sui palcoscenici diplomatici.
Una insoddisfazione di fondo che esplode con l'arrivo a corte
del pirata Sir Water Raleigh (Clive Owen) che con i suoi racconti
di un mondo lontano ed inesplorato (l'America) porterà
scompiglio nei cuori della Regina e della sua preferita Bess.
Inusuale dramma storico intimista quello messo in scena dal
regista del primo capitolo, Shekhar Kapur. Girato all'80%
in interni, con grande attenzione all'uso emotivo della luce,
capace di colorare ed accalorare eventi e situazioni, Elizabeth
nonostante alcuni buoni momenti - la strisciante organizzazione
del complotto volto a deporre Elisabetta a favore della cugina
Maria Stuarda - si impantana in un conflitto di cuori e sentimenti
da soap opera, con ribaltamenti e colpi a sosrpresa un po'
troppo prevedibili per poter coinvolgere.
Confezione extra lusso per un dramma storico che più
sulla storia intesa con la S maiuscola, punta alla storia
privata dei personaggi, il che poteva essere anche una prospettiva
interessante ed originale, ma sin troppo spesso, i fili del
racconto sembrano sfuggire alla mano del regista ed interpreti.
I drammi personali sono assai meno interessanti di quelli
storici che si andavano a realizzare al di fuori della corte
inglese, ed il film questo aspetto lo trascuro sin troppo,
senza essere capace altresì di rendere di pari interesse
le vicende dei singoli attanti. Operazione non all'altezza
del precedente ma che potrebbe far leva nell'interesse degli
spettatori a riscoprire un periodo storico ed un personaggio
da noi pooc frequentato. Anche questo è una finalità
di questa meravigliosa arte che chiamiamo cinema. [fabio
melandri]