Ispirato
ad un fatto di cronaca realmente accaduto, la storia di Mimì
Rendano (Luca Bizzarri), un sognatore trentenne, immigrato
siciliano in una grande ed invisibile città del nord,
innamorato segretamente della moglie (Sabrina Impacciatore)
del suo amico e socio in affari Giovanni (Claudio Giè),
divenuto dopo la sua morte, amico e confidente, complice in
affari ed amante. Miglior amico di Mimì e suo opposto,
ovvero pragmatico, razionale, freddo, calcolatore in una parola
avvocato, Matteo Cillario (Paolo Kessisoglu), che riprende
in parte il medesimo ruolo già intrpretato nel godibile
E allora mambo!
Ma quando si mischiano affari di cuore e rischi imprenditoriali,
quando si seguono più i sogni che non la realtà,
in una società pragmatica e competitiva come quella
che stiamo vivendo, i sognatori sono condannati alla sopraffazione,
o se preferite in prigione senza passare dal via.
…e se domani è una
commedia dalle sfumature tragiche, che usando coloriture surreali
e grottesche mira ad una feroce critica del mondo degli affari
e dei meccanismi che regolano le nostre vite sociali.
Purtroppo il tentativo di patchwork cinematografico risulta
debole, sterile ed insipido nelle mani del regista di cortometraggi
e documentari qui al debutto nel lungometraggio Giovanni La
Parola, con una messa in scena di chiaro stampo televisivo,
una fotografia che appiattisce ogni profondità ed un
cast che per rendere al meglio avrebbe bisogno di essere condotto
da mani ben più forti ed una visione d’insieme
ben più definita.
Paolo e Luca se avevano convinto e divertito sotto la guida
di Lucio Pellegrini (E allora mambo!,
Tandem), qui sembrano appiattirsi
su una medietà professionale buona magari per Le Iene
televisive ma che al cinema richiede un qualcosa in più;
Sabrina Impacciatore con la sua professionalità si
salva in corner mentre sono francamente imbarazzanti i contributi
di professionisti come Luigi Maria Burruano nel ruolo del
Commissario di Polizia ed Ernesto Mahieux, attore teatrale
di talento che però al cinema è protagonista
di scelte artistiche francamente incomprensibili (vedi ad
esempio Troppo Belli).
Cosa rimane dalla visione di …e
se domani se non un desolante senso di vuoto e di sciatteria
compositiva, che accresce la nostalgia per quel cinema medio
italiano palestra e base di un'industria cinematografica italiana
che oggi mostra un preoccupante calo di idee, mestiere, creatività.
[fabio melandri]