Guillermo
Arriaga, scrittore e sceneggiatore preferito di Alejandro
González Iñárritu (Amores
Perros, 21 Grammi, Babel) ha come carattere distintivo
della sua creatività il gioco dei piani temporali,
delle storie che per volere del fato o del destino si sviluppano
in direzioni diverse partendo o intersecandosi in un determinato
punto focale che le origina, le conclude, le risolve. Questo
schema vincente ma un po’ ripetitivo, viene oggi riproposto
nella sua prima regia cinematografica, in concorso alla 65esima
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
La narrazione inizia nel bel mezzo del deserto con l'immagine
di una roulotte in fiamme. Da qui partono le storie di diversi
personaggi che Arriaga, come Iñárritu prima,
svela a poco a poco, intrecciandole senza soluzione di continguità,
creando un immenso puzzle i cui pezzi lasciati alla deriva
del racconto vanno lentamente costruendosi sotto i nostri
occhi. Marianna (Jennifer Lawrence) è un'acerba ragazza
di sedici anni che parla spagnolo e la cui vita si sviluppa
in una tranquilla cittadina di confine del Nuovo Messico;
qui la giovane cercherà di rimettere insieme il complicato
puzzle della sua famiglia. Silvia (Charlize Theron), che abita
a Portland e lavora come cameriera in un ristorante, deve
ricucire il difficile rapporto con i suoi genitori per poter
vivere una vita serena senza che il passato la tormenti. Gina
(Kim Basinger) – madre di Silvia – e Nick (Joaquim
de Almeida) – uomo sposato – sono amanti segreti
e dovranno trovare il coraggio di affrontare il reale volto
del loro amore clandestino. Maria (Tessa Ia) è una
prodiga figlia che aiuterà i propri genitori nella
ricerca della pace con loro stessi.
Il passato ed il presente hanno un modo curioso di influenzarsi,
linea che sembra accomunare più di una pellicola presente
al Lido, e di cui Arriaga è il suo indiscusso profeta.
Dal punto di vista stilistico, il neo regista si mantiene
guardingo, timido, optando per uno stile classico e piano
a far da sfondo alla forza del racconto, all’incisività
delle interpretazioni, in particolare Charlize Theron, sembra
aver acquisito una maturità espressiva davvero notevole.
Nel complesso The Burning Plain
risulta un’opera poco coraggiosa nell’incapacità
di uscire da canoni oramai collaudati e sicuri, ben fatta
dal punto di vista stilistico ed interpretativo, sebbene un
po’ troppo prevedibile per chi conosce il cinema scritto
da Arriaga e diretto da Iñárritu, un’ombra
pesante da cui lo scrittore dovrà necessariamente dividersi,
prima o poi. [fabio melandri]